Diabete e deficit cognitivi: cosa sappiamo? | Farmacia Comunale Rosolini
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Diabete e deficit cognitivi: cosa sappiamo?

Diabete

Diabete e deficit cognitivi: cosa sappiamo?

Il diabete di tipo 2, la demenza e, più in generale, i deficit cognitivi sono malattie croniche frequentemente presenti negli adulti di età superiore ai sessantacinque anni e la loro prevalenza è in aumento.

Non è così diffusa la consapevolezza che diabete di tipo 2, demenza e deficit cognitivi spesso coesistano, con conseguenti difficoltà a identificare e trattare le disfunzioni cognitive nelle persone diabetiche e viceversa. Le raccomandazioni in tal senso, infatti, sono poco diffuse perché le evidenze scientifiche sulle migliori strategie di gestione del diabete quando coesiste una demenza o su come prevenire i deficit cognitivi in individui affetti da diabete sono ancora limitate.

Quanto sono frequenti queste malattie?

Nella popolazione generale i deficit cognitivi e la demenza sono più frequenti negli individui con più di sessant’anni e la loro prevalenza diviene via via maggiore all’aumentare dell’età. Nel 2005 si stimavano circa 24 milioni di persone al mondo affette da demenza e ci si aspetta che questo numero raddoppi nei prossimi vent’anni fino a raggiungere gli 80 milioni nel 2040. Per quanto riguarda il diabete, negli individui con più di sessant’anni la prevalenza (in particolar modo del tipo 2, che costituisce circa il 90% dei casi) si attesta fra l’8% e il 20% della popolazione e, anche in questo caso, l’incidenza è in costante aumento.

Fattori di rischio

In generale, nei soggetti diabetici il rischio di sviluppare un deficit cognitivo è più alto. La causa di questa associazione, però, è tuttora incerta: a differenza delle altre tipiche complicanze del diabete, infatti, non ci sono chiare evidenze a dimostrazione che i deficit cognitivi siano legati solo al controllo glicemico. Per esempio, nelle persone diabetiche affette da demenza spesso coesistono altre patologie, dalla malattia di Alzheimer a problemi di natura vascolare. Anche alcuni aspetti del trattamento del diabete possono essere legati ad un aumentato rischio di demenza: alcuni studi hanno mostrato come le ipoglicemie (ossia una condizione pericolosa data dalla bassa quantità di zuccheri nel sangue, che può derivare da un trattamento aggressivo, specialmente con l’insulina) possono avere un ruolo in tal senso. La demenza, viceversa, può aumentare il rischio di ipoglicemie negli individui diabetici. Inoltre, la depressione (più frequente in questa categoria di persone) è un fattore di rischio da considerare perché potrebbe essere correlato allo sviluppo di deficit cognitivi.

L’individuazione dei disordini cognitivi negli individui diabetici è, quindi, importante. Questo perché, come abbiamo visto, può esserci una relazione bidirezionale fra le due condizioni patologiche. In altre parole, le disfunzioni cognitive possono peggiorare la gestione del diabete e un inappropriato controllo del diabete può aumentare il rischio di demenza. Riconoscere queste malattie può, quindi, migliorarle e limitarne la progressione. Sarebbe utile un approccio strutturato che, purtroppo, non è ancora parte integrante della pratica clinica quotidiana, che dovrebbe tenere anche conto del livello di rischio legato ad alcuni fattori quali età maggiore di sessantacinque anni, ipoglicemie ricorrenti, difficoltà nell’autogestione del diabete e sintomi come depressione, cadute accidentali o declino funzionale.

Questa stratificazione del rischio non è importante solo per individuare i pazienti che potrebbero avere o andare incontro a deficit cognitivi, ma anche per individuare degli approcci di trattamenti personalizzati nei soggetti diabetici più fragili e a rischio di demenza, al fine di mantenere un controllo adeguato della malattia senza incorrere in errori di trattamento (in eccesso o in difetto). Infine, è fondamentale il capitolo della prevenzione nei soggetti diabetici di tipo 2 non affetti da deficit cognitivi. Non è chiaro, in questo caso specifico, se il controllo dei fattori di rischio cardiovascolare (come ridurre i livelli della pressione arteriosa e del colesterolo o adottare uno stile di vita sano) o della glicemia possano ridurne il rischio, mentre sembra che alcuni farmaci impiegati per il trattamento del diabete possano ridurlo. Quello del diabete e delle disfunzioni cognitive è un campo in cui è necessaria ancora molta ricerca e solo recentemente le linee guida hanno iniziato ad enfatizzarne l’importanza: insomma, un passo importante verso la migliore gestione e potenziale prevenzione di queste condizioni patologiche.