Abbronzatura: cosa succede se siamo esposti ai raggi solari
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Abbronzatura: cosa succede se siamo esposti ai raggi solari

Abbronzatura

Abbronzatura: cosa succede se siamo esposti ai raggi solari

È arrivata la stagione del sole e dell’abbronzatura, ma che cosa succede quando ci si espone ai raggi solari? Lo scopriamo oggi su per affrontare l’estate in maniera sicura.

L’estate, per molti, significa vacanza, voglia di riposo, di relax e immersione nella natura. Cresce la voglia di stare fuori e di fare attività all’aria aperta. Che sia in montagna, al mare o in campagna, il denominatore comune della stagione estiva è il sole: qualcuno lo ricerca, per altri è un incubo ma sta di fatto che in certe persone la pelle si abbronza di più mentre in altre un po’ meno, con maggiore tendenza a scottarsi. Che cosa succede quando ci si espone ai raggi solari? Vediamolo insieme.

I raggi ultravioletti

I raggi ultravioletti, la cui principale fonte sul nostro pianeta è il sole, si dividono in tre tipi: UVA, UVB UVC. Mentre questi ultimi non raggiungono la superficie della Terra, i primi due – se ci esponiamo alla luce solare – hanno dei profondi effetti sulla nostra cute. Gli UVB sono i principali responsabili degli eritemi e delle scottature. Gli UVA, invece, penetrando più in profondità, sono la maggiore causa dell’invecchiamento cutaneo e nello sviluppo di tumori.

La struttura cutanea

La pelle è divisa in due settori: uno, a contatto con l’ambiente esterno, che si chiama epidermide. L’altro, più profondo, costituito dal derma e dall’ipoderma. A sua volta, l’epidermide è ulteriormente divisa in strati e le principali cellule che li compongono si chiamano cheratinociti. Fra i cheratinociti si trova un altro tipo di cellule: i cosiddetti melanociti. Questi ultimi sono localizzati nello strato più profondo dell’epidermide e ognuno di essi è circondato da circa trentasei cheratinociti. I melanociti presentano dei “dendriti”, ossia dei prolungamenti che abbracciano i cheratinociti assicurando un contatto fra queste due tipologie di cellule. La loro funzione principale è, infatti, quella di produrre un pigmento che si chiama melanina che, grazie a questi prolungamenti, viene progressivamente trasferita ai cheratinociti, conferendo (insieme ad altre sostanze presenti, come l’emoglobina o i carotenoidi) il colorito alla nostra cute.

La melanina e il colorito cutaneo

La melanina, come abbiamo detto, viene prodotta dai melanociti che la accumulano all’interno di strutture, dei veri e propri contenitori, dette “melanosomi”. Ci sono due principali tipologie di melanina: la “eumelanina”, marrone o nera, e la “feomelanina”, di colore rosso o giallo. Il colorito cutaneo è determinato essenzialmente da tre fattori: la quantità totale di melanina prodotta, la proporzione fra eumelanina e feomelanina e la sua distribuzione attraverso l’epidermide.

L’abbronzatura

La pigmentazione della cute, in condizioni normali (senza, cioè, agenti esterni che ne aumentino l’intensità), è determinata geneticamente e caratterizza le etnie e le differenze di carnagione fra un individuo e l’altro. Quando ci si espone alla luce solare, vengono messi in funzione una serie di segnali molecolari che attivano i melanociti, stimolando la produzione di melanina e il suo trasferimento ai cheratinociti. Questo meccanismo serve a proteggerci dai danni dei raggi ultravioletti: i granuli pieni di melanina, infatti, si dispongono attorno al nucleo dei cheratinociti e prevengono i danni (per esempio l’aumentato rischio di sviluppare un tumore) che la luce del sole arrecherebbe al DNA di queste cellule.

L’abbronzatura, dunque, è un meccanismo evolutivo che ci protegge: si è sviluppato circa un milione di anni fa nei nostri antenati come difesa nei confronti della luce del sole. Oggi, però, ricerchiamo l’abbronzatura – spesso esagerando – per motivi principalmente estetici: su Medical Facts abbiamo parlato dei danni che possono derivare dall’esposizione al sole e, quindi, sappiamo bene quanto sia importante limitarla e proteggersi.